centro di Epatogastroenterologia e Nutrizione s.a.s. di G. Di Bella

INTESTINO - COLON - ANO

L'intestino è distinto in due parti principali, intestino tenue e intestino crasso con una lunghezza complessiva di 7 m. L'intestino è l'ultima parte dell'apparato digerente. Si presenta come un tubo di diametro variabile con pareti flessibili, ripiegato più volte su se stesso. L'intestino è distinto in due parti principali, intestino tenue e intestino crasso con una lunghezza complessiva di 7 m.

DEFINIZIONE -- E’ una neoplasia maligna a sede in un tratto d’ intestino compreso fra il retto ed il colon. I sintomi del tumore del colon-retto sono diversi a seconda della sede di localizzazione e del tipo di lesione (vegetante, ulcerata, sanguinante...). I tumori del retto e del colon sinistro causano soprattutto rettorragie (presenza di sangue visibile nelle feci), dolori crampiformi addominali, stitichezza ostinata oppure alvo alterno con diarrea alternata a stitichezza. I tumori del colon destro causano sintomi più aspecifici quali astenia (legata all'anemia), perdita di peso, inappetenza, irregolarità intestinale. In alcuni casi il tumore provoca un'occlusione oppure una perforazione intestinale e la diagnosi viene posta durante l'intervento chirurgico. In altri casi il tumore primitivo rimane praticamente asintomatico e la diagnosi viene effettuata soltanto quando compaiono sintomi legati a localizzazioni secondarie della malattia (metastasi al fegato, in sede addominale oppure ai polmoni).

CAUSE -- I fattori di rischio più importanti sono l’età, alcune situazioni ereditarie, la presenza di polipi del grosso intestino ed il tipo di alimentazione.
ETA’: il tumore del colon-retto è meno frequente sotto i 40 anni, compare sopra i 50 ed ha la più alta frequenza tra i 60 e i 70 anni.
EREDITARIETA’: un fattore di rischio importante è la familiarità per tumore del colon-retto, cioè la presenza di consanguinei (genitori, nonni, fratelli) che siano stati affetti da questa malattia.
PRESENZA DI POLIPI DELCOLON: i polipi intestinali sono neoformazioni benigne della mucosa, che possono con il tempo degenerare attraverso diversi gradini di alterazioni cellulari (displasia) fino a diventare lesioni maligne. La poliposi adenomatosa familiare è una condizione ereditaria in cui, a causa di un gene alterato, l'intestino sviluppa numerosissimi polipi che arrivano a ricoprire tutta la sua mucosa. Questi polipi hanno un'altissima possibilità di degenerare e il rischio di sviluppare un tumore è alto anche prima dei 40 anni.
ALIMENTAZIONE: una dieta molto ricca di grassi animali e di proteine ma povera di fibre vegetali favorisce l'insorgenza di questa neoplasia.

GENERALITA' -- Secondo le linee guida internazionali è consigliabile effettuare, a partire dai 50 anni, una retto-colonscopia ogni 5 anni e la ricerca del sangue occulto nelle feci ogni anno. La ricerca del sangue occulto nelle feci va eseguita su almeno 3 campioni di feci prelevati in 3 giorni consecutivi, può dare dei falsi positivi, cioè risultare positivo per cause non tumorali (emorroidi, coliti, gastriti, ulcere e altre ancora ...); pertanto la presenza di sangue occulto nelle feci non è diagnostica e deve essere seguita dalla colonscopia. La colonscopia è l’ esame più affidabile ma anche più invasivo essa permette anche di effettuare biopsie (prelievi di tessuto). Prima dell’ esame occorre aver effettuato una adeguata pulizia intestinale con dieta priva di scorie, lassativi ed eventualmente clisteri.

DIAGNOSI -- La biopsia durante la colonscopia permette di fare la diagnosi; successivamente occorre valutare l'estensione del tumore e la situazione complessiva della malattia per poter decidere la terapia. Gli esami strumentali necessari sono generalmente una radiografia oppure una TAC del torace e un' ecografia oppure una TAC dell'addome. Nel caso di tumori del retto inferiore, cioè degli ultimi 15-18 cm di intestino prima dell'ano, può essere utile l' ecoendoscopia (ecografia endoscopica) e la risonanza magnetica. Gli esami di laboratorio richiesti comprendono tutti gli esami di routine (emocromo, funzionalità epatica e renale, elettroforesi delle proteine, esame delle urine) e vengono effettuati inoltre i dosaggi dei marcatori tumorali (CEA e CA 19.9. E’ inoltre di fondamentale importanza l' esame istologico del pezzo operatorio; dopo l’ intervento, la terapia dell’oncologo si basa su questi dati istologici.

DEFINIZIONE -- La sindrome del colon irritabile è un’alterazione funzionale del colon caratterizzata da sensazione di fastidio addominale, gonfiore e da alterata funzione intestinale. La forma con stipsi è più frequente della forma con diarrea ma possono anche alternarsi l’una all’altra. Il senso di fastidio e dolenzia può essere alleviato dalla defecazione o dalla espulsione di gas intestinali.

DIAGNOSI -- La diagnosi di colon irritabile si basa sull’ esclusione in maniera sicura di eventuali altre malattie organiche, eseguendo esami più approfonditi, come un clisma opaco o una colonscopia. Sicuramente una sintomatologia caratterizzata da anemia, sanguinamento rettale, febbre o perdita di peso non possono rientrare nella diagnosi di colon irritabile ma debbono far sospettare una malattia più seria e devono essere valutate molto attentamente.

CAUSE -- La causa del colon irritabile non è completamente nota sappiamo soltanto che i soggetti con colon irritabile, oltre ad avere un alterato comportamento motorio dell’intestino, mostrano un’ anomala risposta dell’intestino a molti fattori, in particolare al cibo od a specifici alimenti, allo stress, alle violente emozioni che appaiono essere strettamente correlati alla comparsa dei disturbi.Alcuni cibi possono causare i sintomi del colon irritabile, in particolare i grassi sono un fattore che può innescare la loro insorgenza ma anche i cibi a base di latte o ricchi di fibre come il pane integrale, la crusca e i vegetali a foglia non sono tollerati bene da alcuni soggetti; gli stessi cibi tuttavia, particolarmente quelli che aumentano il volume fecale e quindi la crusca o preparazioni vegetali ricche di psillio o semi di piantagine, possono giovare nel migliorare la funzione intestinale e ad allontanare i sintomi stessi.

GENERALITA' -- La sindrome del colon irritabile colpisce circa il 10-15 % degli individui adulti. Pur essendo una malattia che non necessita di ricoveri ospedalieri od interventi chirurgici, può in maniera rilevante compromettere la qualità della vita di chi ne è affetto. E’ caratterizzata da dolore addominale o altri sintomi addominali (meteorismo, turbe dell’ evacuazione) perduranti da almeno da 6-9 mesi. Si associa inoltre a 2 o più di questi altri sintomi: miglioramento dei sintomi dopo aver defecato e/o ; cambiamento della normale defecazione; cambiamento della consistenza delle feci. Di questa sindrome vi sono alcune varianti: quella con stipsi prevalente quella con diarrea prevalentequella di tipo misto con emissione di feci dure e molli nella stessa giornata quella i tipo alterno (stipsi alternata a diarrea) per periodi di settimane .

DEFINIZIONE -- La diarrea è definita acuta se dura solo pochi giorni, mentre si definisce cronica se dura per più di un mese. Nelle forme più lievi la diarrea è solo un disturbo fastidioso, ma in quelle più gravi la qualità della vita può essere anche molto compromessa.

GENERALITA' -- Si parla generalmente di diarrea quando le scariche intestinali da una al giorno diventano più di una o anche quando le feci, di consistenza solitamente "normale", diventano più molli o completamente liquide, oppure quando coesistono tutti e due questi eventi; ma, a prescindere dalla consistenza delle feci, si ha diarrea anche quando le scariche sono più di tre al giorno. È evidente che più è elevato il numero delle scariche, più probabile è che le feci siano semiliquide o liquide. Specie se la diarrea è importante, le feci possono essere commiste a muco, materiale denso, gelatinoso, grigio-giallastro.

CAUSE DIARREA ACUTA -- Infezioni virali contratte prevalentemente per ingestione di cibi e liquidi infetti, sono probabilmente la causa più frequente. I virus danneggiano "fisicamente" la mucosa dell'intestino, alterandone soprattutto la capacità di assorbire l'acqua. Queste diarree virali nei Paesi occidentali sono solitamente benigne, durano pochi giorni e si risolvono spontaneamente.
Infezioni batteriche. Le tossine dei batteri contenuti in cibi o bevande inquinati non solo possono ridurre la capacità della mucosa intestinale di assorbire acqua ma possono anche stimolare la secrezione di acqua e sali da parte della stessa mucosa (diarrea secretoria).
Stress importanti. Uno stress oggettivamente importante o soggettivamente percepito come tale, può causare diarrea.
Assunzione di antibiotici. Anche se non spesso, tutti gli antibiotici possono essere causa di diarrea. Antibiotici piuttosto comuni come ampicillina, amoxicillina, lincomicina e clindamicina sono rintracciabili in quasi il 90 per cento dei pazienti che dopo terapia antibiotica vanno incontro a diarrea. Motivo di questa diarrea non è l'antibiotico in sé ma quasi sempre lo sviluppo di un germe (il Clostridium difficile) che produce una tossina capace di danneggiare la mucosa del colon.
Intolleranza al latte. Lo zucchero lattosio è contenuto nel latte e nei suoi derivati. Nei soggetti carenti di un enzima, la lattasi, il lattosio non digerito richiama acqua dai tessuti e provoca effetti simili a quelli di un lassativo osmotico.

CAUSE DIARREA CRONICA -- Colon irritabile. Malattia che si considera non imputabile ad una causa organica (cioè ad un danno anatomico nell'ambito dell'apparato gastrointestinale), ma principalmente ad un'alterata funzione motoria del colon; da qui l'etichetta di malattia funzionale.
Colite ulcerosa e morbo di Crohn. Si tratta di due malattie croniche dell'intestino, di natura infiammatoria e non ben definita, ad andamento ciclico, caratterizzate da fasi di acuzie e fasi di remissione che possono essere del tutto asintomatiche. Nelle fasi acute i sintomi principali sono dolori addominali e la diarrea con feci generalmente semiliquide, commiste a muco, pus e sangue. Colite ulcerosa e morbo di Crohn sono malattie controllabili, ma non guaribili, con terapia medica.
Malattie che causano un alterato assorbimento intestinale . Tra queste la celiachia più nota come intolleranza al glutine e alcuni tumori dell'intestino.
Resezioni intestinali. Quanto più si riduce con l'asportazione chirurgica la superficie intestinale preposta all'assorbimento tanto più inevitabile sarà la comparsa di diarrea.

DIAGNOSI -- Per la diagnosi delle cause che determinano diarrea è importante l’ anamnesi accurata e l’ esame obiettivo, gli esami di laboratorio e batteriologici, l’ esame chimico-clinico e parassitologico delle feci e gli esami strumentali (radiologia e/o endoscopia).

DEFINIZIONE -- Con il termine “diverticolo” si intende un’estroflessione della mucosa e della sottomucosa attraverso la tonaca muscolare della parete intestinale. Sebbene i diverticoli possano interessare qualsiasi tratto del tubo digerente, essi si localizzano prevalentemente a livello del colon. La “diverticolosi colica” definisce la condizione anatomica caratterizzata dalla presenza di diverticoli in assenza di sintomi e segni d’infiammazione. Di contro, con il termine “malattia diverticolare” s’intende il complesso delle manifestazioni cliniche eventualmente connesse alla presenza dei diverticoli.

CAUSE -- La diverticolosi colica è una condizione molto frequente nei paesi occidentali, interessando più di un terzo della popolazione di età superiore ai 50 anni ed i due terzi della popolazione ultraottantenne. La formazione dei diverticoli sembra essere favorita da fattori genetico/familiari e dietetico/ambientali. Tra i fattori di rischio principali vanno considerati lo stile di vita sedentario, un regime dietetico a basso contenuto di fibre ed un’insufficiente idratazione fecale. Nella maggior parte dei casi la diverticolosi colica presenta un decorso benigno con assenza di sintomi intestinali.

GENERALITA' -- Lo spettro clinico della malattia diverticolare, caratterizzata dalla insorgenza di sintomi, è invece estremamente vario. La forma lieve-moderata si manifesta con dolore addominale vago associato a sintomi aspecifici (meteorismo, flatulenza, alterazione dell’alvo), ed è spesso indistinguibile dai sintomi da sindrome dell’intestino irritabile cui spesso la diverticolosi si associa. Nella forma severa la malattia si caratterizza per la comparsa di sintomi d’allarme (febbre, dolore addominale severo, rettorragia/melena) che sottintendono la presenza di una complicanza maggiore della patologia, ossia la diverticolite (con o senza ascesso/fistola) o l’emorragia diverticolare. La terapia della malattia diverticolare differisce in relazione alla severità della stessa. Il trattamento della forma lieve-moderata si basa su accorgimenti dietetico comportamentali (aumento introito alimentare di acqua e fibre crude in forma di frutta e verdura) e sull’utilizzo di antispastici e di farmaci a prevalente azione locale (antibiotici intestinali, mesalazina.

Di contro, la forma severa della patologia necessita di un approccio terapeutico più aggressivo, basato su antibiotici sistemici a dosaggio pieno e riposo intestinale. Invece, l’emorragia diverticolare, spesso secondaria a sanguinamento di diverticoli del colon destro, può essere trattata in corso di colonscopia (es. emostasi iniettiva) o mediante metodiche radiologiche interventistiche. Tuttavia, in caso di complicanze severe recidivanti o scarsamente rispondenti alla terapia di primo livello risulta indispensabile il ricorso all’intervento chirurgico con resezione di tutto il tratto colico interessato dalla patologia

DIAGNOSI -- La diagnosi di diverticolosi colica non complicata si basa sull’effettuazione di esami strumentali. In questo ambito diagnostico l’Rx clisma opaco con doppio mezzo di contrasto e la colonscopia hanno dimostrato elevata sensibilità. In caso di malattia complicata con sospetto di diverticolite, ascessualizzazione e/o fistolizzazione gli esami di primo livello sono rappresentati dall’ ecografia e dalla TC con mezzo di contrasto.

DEFINIZIONE -- Le emorroidi rappresentano la dilatazione dei vasi venosi localizzati nei cuscinetti di tessuto che rivestono la parte inferiore del retto e che hanno la funzione di chiudere completamente il canale anale, contribuendo alla continenza fecale.

DIAGNOSI -- La sintomatologia: i segni che indicano la probabile presenza di emorroidi sono perdite di sangue rosso vivo, al momento della defecazione, prurito, prolasso, edema, dolore e perdite di muco. La visita proctologica con l’ anoscopia e/o la rettoscopia sono determinanti per la diagnosi. E’ importante sottolineare che la presenza di sangue nelle feci potrebbe essere anche il sintomo di patologie gravi.

GENERALITA' -- Le emorroidi interne, posizionate dentro l'ano, provocano dolore, sanguinamento e prurito solo in relazione al passaggio delle feci e possono essere considerate lo stadio iniziale della malattia. Col passare del tempo la malattia progredisce e i cuscinetti emorroidari dapprima fuoriescono durante la defecazione ma rientrano spontaneamente, poi rientrano solo sospingendoli manualmente all'interno dell'ano; infine rimangono definitivamente esterni (prolassate). A questo stadio sono estremamente dolorose e frequentemente possono complicarsi con la formazione di coaguli nel loro interno (trombosi emorroidaria).

CAUSE -- La predisposizione ereditaria, alcuni comportamenti individuali e fattori socio-ambientali giocano un ruolo importante nel provocare la comparsa delle emorroidi. La stitichezza, la dieta povera di fibre, i lavori che comportano il sollevamento di pesi elevati, l'abitudine a rimanere a lungo seduti sul water, determinando una pressione prolungata sulle vene emorroidali, sono tutti fattori aggravanti. La gravidanza può sia indurre che aggravare le emorroidi, soprattutto nella fase del parto.

DEFINIZIONE -- Un ascesso anale è una cavità infetta, ripiena di pus, che si trova vicino all'ano o al retto. Una fistola anale è un piccolo canale che unisce l'ascesso dalla quale ha preso origine, alla pelle attorno all'ano.

CAUSE -- Un ascesso nasce da un'infezione acuta di una piccola ghiandola interna all'ano, per l'ingresso di batteri o materiale estraneo nella ghiandola.

GENERALITA' -- Un ascesso viene trattato drenando il pus della cavità infetta; la creazione di un'apertura nella pelle vicino all'ano allevia la tensione. Gli antibiotici non sono di solito un'alternativa al drenaggio del pus, perché gli antibiotici sono veicolati dal sangue e non penetrano nei liquidi dentro l'ascesso.
Un intervento chirurgico è necessario per guarire una fistola anale. Benché il trattamento chirurgico della fistola di solito sia relativamente semplice, esiste la potenzialità di possibili complicazioni, per cui è preferibile che tale intervento sia eseguito da uno specialista in chirurgia colorettale. Il trattamento della fistola, qualche volta può essere eseguito allo stesso tempo del trattamento dell'ascesso, sebbene la fistola spesso si sviluppi, di solito alcune settimane dopo il drenaggio di un ascesso.

DIAGNOSI -- La diagnosi si basa sulla visita proctologica e sulla sintomatologia caratterizzata da dolore, accompagnato da gonfiore, non necessariamente legato alle evacuazioni, irritazione della pelle attorno all'ano, secrezione di pus (che spesso allevia il dolore), febbre, e sensazione di malessere generale.

DEFINIZIONE -- Il morbo di Crohn (MC) è una malattie cronica infiammatoria dell' intestino potendo interessare qualsiasi parte del tubo gastroenterico dalla bocca all' ano. L’infiammazione coinvolge tutta la parete del tratto interessato e spesso si estende al vicino mesentere e ai linfonodi. Molto frequentemente interessa il tratto terminale dell'ileo ed il colon. Spesso si associa a disturbi auto-immunitari a livello sistemico, come ulcere del cavo orale ed artriti reumatiche.

CAUSE -- Ancora non è possibile una esatta definizione eziologica della malattia. Il ruolo dei fattori genetici è suggerito dalla maggiore frequenza della malattia in alcune popolazioni e in individui con particolare aplotipo HLA. Un'alterata risposta immunitaria ritenuta importante nella patogenesi, si basa su alcune osservazioni:
- nella sede del processo infiammatorio sono presenti numerosi linfociti, plasmacellule e mastociti.
- il morbo di Crohn spesso si associa con altre condizioni morbose in cui è evidente un disordine immunologico.
- le numerose localizzazioni extraintestinali indicano che il morbo di Crohn è una malattia sistemica.
- il miglioramento clinico spesso si ottiene con farmaci che sopprimono o modificano il sistema immunitario.
Il fumo è il fattore di rischio ambientale più ampiamente riconosciuto, dato che aumenta il rischio di contrarre la malattia da 2 a 5 volte.

GENERALITA' -- Questa malattia venne descritta per la prima volta dal dottor Burril Bernard Crohn che tenne una conferenza a New Orleans descrivendo un caso in cui tale malattia era localizzata nella parte finale dell'ileo, per cui venne chiamata anche ileite terminale. Successivamente si capì che la localizzazione ileale è preponderante, ma non esclusiva, per cui la malattia venne chiamata M. di Crohn in onore del suo scopritore. La prevalenza varia da 10 a 70 casi/100.000 abitanti. La malattia è più comune nei paesi industrializzati e nelle aree urbane. È più frequente nei bianchi europei; alcuni gruppi etnici hanno tassi di incidenza significativamente più alti della media. E’ stata ipotizzata una predisposizione genetica per la tendenza della malattia a colpire diversi componenti della stessa famiglia. La malattia si riscontra soprattutto nelle persone comprese tra i 30 e i 50 anni di sesso femminile. Qualsiasi tratto dell’intestino può essere coinvolto; in oltre il 60% dei casi la malattia interessa comunque il colon e l’ileo terminale, solo l’ileo nel 30%, solo il colon nel 20%; la localizzazione anale è rara. Le pareti dell’intestino sono ispessite e così pure il mesentere adiacente. Il lume intestinale è ristretto; la mucosa nelle fasi avanzate presenta ulcerazioni lineari disposte lungo l’asse longitudinale del lume intestinale. La delimitazione tra un tratto malato e uno sano è netta.

SINTOMATOLOGIA -- I sintomi tipici sono: dolori crampiformi ai quadranti addominali inferiori, diarrea, febbricola e calo ponderale. Quando la malattia interessa l’ileo la diarrea è di moderata gravità; se interessa il colon l’incontinenza fecale, il tenesmo e le rettorragie sono piuttosto frequenti. Il dolore tende ad essere costante, spesso accentuato dalla peristalsi intestinale. Compaiono talvolta episodi di occlusione o subocclusione intestinale. La febbre compare nella metà dei casi, ma raramente supera i 38°; la perdita di peso si realizza in un terzo dei casi. Può realizzarsi anemia per stillicidio cronico intestinale. Il deficit nutrizionale, dovuto al ridotto apporto dietetico per anoressia e autorestrizione, determina steatorrea, anemia microcitica o megaloblastica, ipoprotidemia, edema, demineralizzazione ossea, ipokaliemia e disidratazione. Le manifestazioni extraintestinali sono rappresentate dall' artrite, che rappresenta la complicanza più frequente, solitamente migrante e interessa singolarmente le grandi articolazioni; l’eritema nodoso (noduli rossastri e dolenti sulla superficie anteriore delle gambe) e il pioderma gangrenoso (profonde ulcere non infette che compaiono sulle gambe o sull'addome) rappresentano le manifestazioni cutanee più frequenti; l’irite e l’ episclerite rappresentano le più comuni manifestazioni oculari.

COMPLICANZE -- Quando interessa il piccolo intestino, l’occlusione è la complicanza più frequente. MC interessa l’intero spessore e si possono facilmente formare fistole, che possono rappresentare a loro volta un’ulteriore complicanza in base alla sede: perianali e perirettali sono estremamente frequenti e possono costituire l’elemento clinico preponderante. Le perforazioni libere della cavità addominale, rare, ma da sospettare in caso di reazione peritoneale, causano peritonite generalizzata. Le raccolte ascessuali, determinate da perforazioni endoperitoneali, sono più spesso localizzate nello scavo pelvico o posteriormente, lungo il decorso dello psoas, possono determinare complicanze urologiche, come l’ostruzione. Una franca rettorragia può rappresentare il sintomo d’esordio della malattia. Il carcinoma intestinale si verifica nel 3 – 4% dei pazienti.

DIAGNOSI -- Devono essere escluse tutte le altre cause di infiammazione intestinale. La diagnosi corretta viene posta sulla base delle manifestazioni cliniche e del loro decorso, insieme alla conferma dei reperti laboratoristici, radiologici, endoscopici ed istologici. Gli esami di laboratorio sono aspecifici, ma utili per valutare l’attività del processo infiammatorio e l’eventuale coinvolgimento di altri organi. Gli esami radiologici definiscono la localizzazione anatomica della malattia; l’Rx diretta dell’addome può evidenziare anse intestinali dilatate, segno di subocclusione e parete intestinale con impronta a pollice, segno di infiltrazione ed edema intramurale. Il clisma a doppio contrasto dimostra stenosi, fistole, profonde ulcerazioni lineari alternate a zone normali (acciottolato). L’ecografia può rilevare un ispessimento della parete intestinale, una stenosi, fistole ed ascessi. L’endoscopia è utilizzata per la diagnosi e per valutare eventuali recidive. La biopsia intestinale è un completamento dell’indagine endoscopica: si possono escludere altre malattie granulomatose e può essere documentata l’assenza di necrosi caseiforme. La diagnosi differenziale è praticamente la stessa della rettocolite ulcerosa.

DEFINIZIONE -- I polipi del colon li possiamo suddividere in polipi neoplastici e polipi iperplastici (infiammatori).

CAUSE -- I polipi iperplastici si riscontrano soprattutto nei soggetti in cui l’ intestino è sottoposto a stimoli infiammatori cronici. Per i polipi adenomatosi non si riconosce una causa per precisa. Una causa genetica è alla base dell’ origine dei polipi amartomatosi.

GENERALITA' -- I polipi infiammatori si riscontrano soprattutto nelle malattie infiammatorie intestinali. I polipi iperplastici o metaplastici si riscontrano spesso, anche multipli e pur essendo innocui, talora celano il rischio di adenomi in altre sedi.
I polipi adenomatosi possono causare rettorragie ed hanno potenziale neoplastico, specie se hanno dimensioni maggiori ai 2 cm. L’adenoma tubulare è di solito peduncolato, l’adenoma villoso è largo e sessile (senza peduncolo). Gli adenomi non hanno potenzialità neoplastiche fino a quando l’epitelio displastico non attraversa la muscolaris mucosae verso la sottomucosa. In questo caso vengono usati i termini di polipo maligno o carcinoma in fase iniziale.
I polipi amartomatosi sono caratteristici della poliposi giovanile e della sindrome di Peutz-Jeghers.

DIAGNOSI -- Per la diagnosi sono molto importanti esami strumentali quali la radiografia del piccolo e del grosso intestino (per quest’ ultimo si usa la metodica del doppio contrasto: insuflazione di aria e bario nel colon), la TAC intestinale con mezzo di contrasto gassoso (coloscopia virtuale) ma soprattutto la coloscopia che permette di eseguire dei prelievi (biopsie) e molto spesso di togliere il polipo (polipectomia endoscopica).

DEFINIZIONE -- La ragade anale è una ferita del bordo anale che nelle fasi iniziali può provocare lievi fastidi come prurito o sanguinamento. E' frequente in persone che soffrono di stitichezza e che emettono feci dure e voluminose. Quando invece la malattia é in fase più avanzata, il dolore si fa sempre più intenso specialmente dopo la defecazione. Il soggetto affetto da ragade cerca di non andare ad evacuare per non scatenare le crisi dolorose.

GENERALITA' -- Le cause di questa patologia non sono state interamente chiarite. La ferita può essere causata da defecazioni con sforzo o da agenti meccanici che provocano una lesione dell'ano, tale lesione ogni volta che passano le feci si riapre e diventa sempre più profonda e fastidiosa.

DIAGNOSI -- La sintomatologia: il dolore solitamente insorge durante e dopo la defecazione e si protrae da pochi minuti ad alcune ore. Alla base sembra esservi uno spasmo riflesso dello sfintere dell'ano che il paziente mette in atto per difendersi dal fastidio. La visita proctologica con l’ anoscopia sono determinanti per la diagnosi.

GENERALITA' -- Terapia. Accorgimenti di carattere generale: cercare di emettere feci morbide aiutandosi con blandi lassativi, fare impacchi o bidet caldi ripetuti più volte nella giornata e assumere antidolorifici. Le ragadi croniche spesso necessitano dell'intervento chirurgico: gli interventi più accreditati per la cura definitiva della ragade anale sono essenzialmente tre: la sfinterotomia laterale, l'anoplastica e la dilatazione controllata con palloncino.

DEFINIZIONE -- La rettocolite ulcerosa è una malattia infiammatoria cronica della mucosa colica che riguarda nella maggioranza dei casi il retto e la parte discendente del colon.

CAUSE -- Le cause di questa malattia sono prevalentemente genetiche, come dimostra il fatto che l’incidenza aumenta se vi sono stati precedenti casi in famiglia.

GENERALITA' -- I sintomi che si riscontrano sono diarrea, coliche addominali, perdita di peso, febbre, tachicardia. Nei casi più gravi si possono avere fenomeni di disidratazione, anemia, ipoalbuminemia, ipokaliemia. Si riscontra presenza di sangue nelle feci.
Classificazione (in base alla localizzazione)- Tre forme: la distale, la sinistra e l’estesa.
Classificazione (in base alla gravità dell’ infiammazione) - Tre forme: lieve, moderata e grave.

DIAGNOSI --Clisma opaco a doppio contrasto: da non eseguire in acuto, perchè può causare megacolontossico. Si evidenzia una granulosità della mucosa , la perdita delle austrature (cioè del disegno del colon, che quindi appare come un tubo; talora sono presenti zone di stenosi. Rettosigmoidocolonscopia. La mucosa del retto all’esame endoscopico appare di aspetto irregolare e granulomatoso, friabile e facile al sanguinamento al passaggio dello strumento; vi possono essere aree ulcerate e pseudopolipi. Utile bioptizzare la mucosa per la diagnosi istologica; la biopsia evidenzierà infiltrazione della mucosa da parte di cellule infiammatorie, appiattimento delle cellule epiteliali della superficie mucosa, assottigliamento della mucosa, distorsione delle cripte che appaiono ramificate, ascessi criptici. L’ ecografia intestinale che ci permette di evidenziare un’ ispessimento della parete intestinale. L’esame delle feci presenta: leucociti nelle feci, assenza di parassiti (ameba, giardia ecc). Coprocoltura, per escludere batteri patogeni (campylobacter jejuni, clostridium difficile).

DEFINIZIONE -- Si parla di stipsi quando la defecazione avviene con una frequenza inferiore a tre volte la settimana.

GENERALITA' -- I movimenti intestinali e la defecazione sono regolati anche dalla dieta. La dieta normale in ognuno di noi include dai 12 ai 15 grammi di fibra per giorno, anche se sono raccomandati dai 25 ai 30 grammi di fibre e circa due litri di acqua al giorno per assicurare il normale movimento intestinale. Terapia : La maggioranza delle persone con stipsi è trattata con successo, solo aggiungendo alimenti ad alto contenuto in fibra, come crusca, legumi, frutta, vegetali ed includendo l'ingestione di una discreta quantità di acqua. Affinché si raggiunga un risultato ottimale, l'uso delle fibre vegetali deve essere protratto per molte settimane, anche mesi, con il vantaggio di non essere dannose né di creare l'abitudine, come invece fanno molti lassativi irritanti.

CAUSE -- Un inadeguato apporto di fibre ed acqua, una vita sedentaria e variazioni ambientali. La stipsi può essere accentuata durante un lungo viaggio, nel periodo della gravidanza o da cambiamenti nel regime dietetico. In certe persone può anche essere causato dal rimandare ripetutamente l'atto della defecazione. Le cause più serie di stipsi inclusi la crescita di neoformazioni o di restringimenti all'interno del grosso intestino. La stipsi è, se pur raramente, un sintomo di sclerodermia, lupus, disordini del sistema nervoso od endocrino, incluso le malattie tiroidee, la sclerosi multipla, il morbo di Parkinson, i traumi da midollo spinale. Molti farmaci di uso comune possono causare o peggiorare la stipsi; tra questi includiamo: antidepressivi, tranquillanti e altre medicine psichiatriche, anti-ipertensivi, farmaci che contengono ferro e alluminio, come negli antiacidi.

DIAGNOSI -- La stipsi può essere causata da molti fattori, ma è molto importante identificarli, in quanto ogni causa ha un trattamento specifico. L'esplorazione digitale della zona ano-rettale è, solitamente, il primo ed importante passo. E' relativamente semplice e può essere un indizio probante a scoprire la causa. L'indagine endoscopica del grosso intestino (Colonscopia) o lo studio radiologico, mediante Rx-Clisma opaco, escludono la presenza di patologie più gravi che determinano stipsi, come polipi, tumori e la malattia diverticolare del colon. Lo studio del tempo di transito intestinale: il paziente viene invitato ad ingerire alcune capsule, contenenti markers radiopachi, che vengono evidenziate nelle radiografie eseguite nei giorni successivi, al fine di determinare l'eventuale esistenza di rallentamenti nell'attività muscolare della parete intestinale. Specifici esami indagano la fisiologia della zona ano-rettale. Questi esami possono includere la valutazione dei riflessi della muscolatura dell'area ano-rettale, che condizionano l'atto della defecazione (Manometria Ano-Rettale - si usa un piccolo catetere di plastica), o una radiografia per valutare la funzione della giunzione ano-rettale durante la defecazione (Rx-Defecografia). In molti casi, però, non si riesce ad identificare alcuna causa, sia anatomica che funzionale e il problema della stipsi rimane irrisolto e viene definita "idiopatica".

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